La musica di Silvio Donadoni, un continuo e inarrestabile flusso di coscienza di un giovane cresciuto al freddo delle notti d’estate

Ricevo e pubblico molto volentieri, qui sul mio blog, la recensione per l’album d’esordio de I Signori delle Moske, scritta da Alessia Guerriero. Una vera, sensibile e delicata carezza che Alessia dona a Silvio Donadoni.

Silvio ora è un uomo segnato dalle esperienze non proprio belle che la vita gli ha riservato, ma quando da piccolo, sulle orme del padre, tirava a canestro in un campetto di una società di minibasket di Caserta, Silvio era un ragazzo vivace, come lo erano tutti i ragazzi della sua età, che mai avremmo pensato potesse finire in preda alle sostanze stupefacenti.

Si, come dice Alessia in questa breve recensione, Silvio è espressione di quella “generazione cresciuta ad avere freddo nelle notti d’estate dove in giro era possibile incontrare solo tristi ombre dal profondo respiro” . Silvio, adesso, sta provando ad uscire dal tunnel e non sappiamo se ce la farà, ma la forza dell’amore e la passione per la pittura e la musica gli può mettere tra le mani “un buon biglietto” per tornare a sognare. A sognare come faceva quel ragazzo che ho conosciuto nelle lunghe e gioiose trasferte inseguendo una palla a spicchi.

Paolo Miggiano

Signori delle Moske, sonorità che sono un viaggio, un viaggio ad alta velocità

di Alessia Guerriero

“Devil Kiss” è l’album d’esordio de “I Signori delle Moske” capeggiato dall’anima fortemente creativa di Silvio Donadoni e “Luna” è il nuovo brano inedito realizzato dalla collaborazione con Flex Recording Studio, Luigi Ciaramella alla batteria e Francesco Aiello per chitarre e basso.

Un brano le cui sonorità si esprimono nella forma del ‘progressive rock’ consentendo alle parole di Donadoni di snodarsi come un continuo e inarrestabile flusso di coscienza, fatto di visioni e sensazioni. L’esperienza della droga è al centro di tutto: nella vita e nelle canzoni. L’eroina ha segnato per sempre Silvio e con lui un’intera generazione di ‘ragazzi di vita’ per dirla alla Pasolini. Una generazione cresciuta ad avere freddo nelle notti d’estate dove in giro era possibile incontrare solo tristi ombre dal profondo respiro. Una generazione che muore ma resiste anche. Resiste nel sognare ancora un possibile cambiamento, una speranza per una vita nuova. Un “delirio a vele spiegate nel quale brilleranno lucciole dalle ali dorate”.

Perché alla fine, quale che sia stato il viaggio che abbiamo scelto o nel quale ci siamo trovati a dover vivere, alla fine dicevo, bisogna andare sempre avanti. Non fermarsi, continuare a lottare contro l’indifferenza del mondo e anche della luna:

“La luna ci guarda,

La luna ci strega

La luna ci crepa... e chi se ne frega”.

E se finisce la speranza può nascere qualcosa di più grande e salvifico come l’amore. Con esso torniamo in vita anche noi. L’amore è la risposta a tutte le domande; dice Silvio: “l’amore salva e seppure non ti salva, ti consegna un buon biglietto tra le mani. Un biglietto fatto di ricordi, un passaporto per andare altrove, un lasciapassare per il paradiso”.

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