La memoria sporcata

Vico Equense, 25 novembre 2021. «Criticò la piazza a Siani ma oggi fa il vice sindaco», questo il titolo di un pezzo di due pagine comparso sul quotidiano Il Mattino, a firma della giornalista Ilenia De Rosa, che ripropone una questione sollevata, nel corso della recente campagna elettorale per le amministrative a Vico Equense, da un signore, un certo Benedetto Migliaccio.

Un nome ai più sconosciuto, ma che nella ridente cittadina del Golfo di Napoli ha avuto ed ha un ruolo pubblico. Egli, infatti, in passato è stato sindaco facente funzioni di quella città e oggi, nonostante le sue affermazioni, ha assunto il ruolo di vice sindaco.

«È stato sbagliato intitolare la principale piazza della città a Giancarlo Siani», disse in piena campagna elettorale l’avvocato Migliaccio. Poi aggiunse: «Con l’intitolazione della principale piazza della città a Giancarlo Siani si è data l’immagine di una città legata alla camorra, cosa non vera. Lui veniva qui per la fidanzata. Non è questo un luogo in cui lui ha combattuto le sue battaglie contro la camorra».

Parole sbagliate, per nulla condivisibili, anche perché di strade, di piazze, di scuole e teatri a Giancarlo Siani ne sono state intitolate in ogni dove, anche in località dove la parola camorra neanche arriva e se ci arriva ci arriva in maniera celata dal riciclaggio dei soldi sporchi e dove nessuno ha fatto indagini giornalistiche che gli sono costate la vita.

Nel settembre del 2018, infatti, su iniziativa di alcune scuole, di alcuni cittadini, di certi amici che di Giancarlo Siani non si erano dimenticati e della Giunta Comunale del tempo, con una grande manifestazione, alla quale partecipò anche il Presidente della Camera dei Deputati, l’On. Roberto Fico, la piazza che si staglia proprio davanti alla Casa comunale e di fronte all’albergo di proprietà della famiglia di Daniela, l’allora fidanzata di Giancarlo Siani, venne intitolata al giornalista trucidato dalla camorra il 23 settembre del 1985.

A quella manifestazione io c’ero. Molto indegnamente, ero su quella Citroën Méhari verde a percorrere – come avevo fatto in altre occasioni in giro per l’Italia e l’Europa - le strade della cittadina dove Giancarlo aveva trovato l’amore e ne scrissi qui sul mio blog: http://paolomiggiano.it/blog/118-l-amore-al-tempo-di-giancarlo-siani.html . Fu una manifestazione molto bella, colorata, con la partecipazione di tanti giovani che di Giancarlo Siani probabilmente non ne avevano mai sentito parlare e che invece da quel momento ne hanno sicuramente saputo qualcosa di più e qualcuno, forse, avrà pure pensato che da grande, come Giancarlo, farà il giornalista.

È fuori discussione, io non sono dello stesso parere dell’avvocato Migliaccio. Intitolare quella piazza ad un ragazzo che, a trentasei anni di distanza dal suo barbaro assassinio, ancora fa parlare di sé, non è stato affatto un errore. L’errore lo fa lui ed ora, da vice sindaco, bene farebbe se facesse ammenda. Le sue affermazioni sono sbagliate e bene ha fatto il sindaco, lo stesso che lo ha nominato vice sindaco, a prendere le distanze dalle sue affermazioni e a rassicurare i cittadini che l’amministrazione comunale della sua città non farà nessun passo indietro rispetto alle scelte del 2018.

La piazza, dunque, nonostante ciò che pensa l’attuale vice sindaco, rimarrà intitolata a Giancarlo Siani ed a lui potranno continuare ad ispirarsi i giovani di Vico Equense, come fanno tantissimi loro coetanei nelle varie città dove a Giancarlo Siani sono state intitolate, strade, piazze, scuole, teatri e tanto altro.

Allo stesso tempo non possono non essere condivisibili e fatte nostre le parole del fratello di Giancarlo Siani, oggi deputato del Partito Democratico, che rammaricato ha affermato: «Grazie a questi spazi dedicati a chi ha sacrificato la vita per combattere contro l’illegalità si mantiene vivo il ricordo. I simboli sono importanti, ovunque essi si trovino. Eliminare questi simboli significherebbe darla vinta alla camorra». Concetto che l’onorevole Paolo Siani si è trovato più volte a dover ribadire.

Sono belle parole quelle del fratello di Giancarlo Siani, ma c’è un “ma”. Stimo molto l’Onorevole Siani, ma c’è un “ma” - e non solo per lui - e provo a spiegarlo.

Se il vice sindaco di Vico Equense sbaglia, io credo che a sbagliare siano anche tanti altri che ruotano intorno alla cosiddetta antimafia sociale e istituzionale ed in parte, questi errori di altri, chiamano in causa, seppur indirettamente, anche lui.

Per comprendere questi errori, facciamo un viaggio a ritroso rispetto a quello che negli anni ’80 percorreva Giancarlo Siani per giungere a Torre Annunziata e da Vico Equense torniamo a Napoli. Torniamo a Napoli e andiamo in via Cesario Console. Lì a due passi da piazza del Plebiscito e dal Palazzo Reale c’è un monumento. Spiral of life – Spirale di vita, la Stele della memoria, un monumento ideato nel 2011 dall’architetto Andrea De Baggis (giovane talento italiano emigrato in Argentina), che proprio per volontà di Paolo Siani, con un bando pubblico europeo, fu fatto erigere dalla Fondazione regionale che all’epoca Paolo Siani egregiamente presiedeva. La stele della memoria è un monumento ispirato alla memoria di tutte le vittime della criminalità ed è solo una delle iniziative culturali realizzate da quella struttura.

È un monumento che insiste sul suolo comunale, nel cuore della città, che evoca la memoria collettiva ed il sacrificio di tutte le vittime innocenti. Un monumento che, per la sua natura, andrebbe mantenuto nel massimo decoro, ma che pare essere stato dimenticato persino da chi lo ha pensato e voluto. E se è vero che l’Onorevole Siani da tempo non è più il presidente di quella Fondazione regionale è anche vero che egli, con la sua elezione in Parlamento, ha assunto un ruolo pubblico di rappresentanza della città e, quindi, di stimolo anche su questioni come queste, che certamente gli stanno a cuore e che forse gli sono sfuggite. E mi chiedo ancora cosa spettino coloro che in quella Fondazione para – pubblica lo hanno sostituito ad adoperarsi con un deciso intervento di restituzione del decoro che quel monumento merita? In fondo su quel leggio reso oramai illeggibile dal tempo e dall’incuria, ci sarebbe anche il logo della loro struttura e quello di una importante associazione antimafia che lo volle a tutti i costi.

Certamente non è l’intitolazione di una piazza, l’erezione di un monumento, la deposizione di una lapide, di un cippo o la consegna di una medaglia alla memoria ad alleviare il dolore delle vittime. Ce lo insegna il poeta Fabrizio De Andrè in “La ballata dell’eroe”: Ma lei che lo amava aspettava il ritorno d'un soldato vivo / D'un eroe morto che ne farà / Se accanto nel letto le è rimasta la gloria / D'una medaglia alla memoria. Sono certo che è così per tutti i familiari delle vittime, nessuna esclusa, ma se qualcuno si adopera per erigerli i monumenti, poi deve, ne ha l’obbligo morale ed istituzionale (quando ci sono di mezzo strutture finanziate con fondi pubblici o addirittura Enti) di mantenerli decorosi e così purtroppo non è per tutti i monumenti di questo tipo.

E mi vado sempre più convincendo che questi simboli non servono molto neanche a far smettere ai camorristi di sparare e di uccidere. Essi, per lo più, servono a noi, per fare i conti con la nostra coscienza, noi che una coscienza ce l’abbiamo già. Se fossero serviti solo i simboli ad impedire la recente sparatoria in un locale pubblico di Arzano, un paese alle porte di Napoli, avremmo raggiunto l’obiettivo, ma penso che ci voglia ben altro a fermare la camorra, a disarmare Napoli, la Sicilia, la Calabria e l’Italia intera.

Ora, fatto questo viaggio a ritroso da Vico Equense a Napoli, fermiamoci per un attimo davanti alla stele della memoria e oltre a comprendere meglio le ragioni di quel “ma”, rimaniamo stupefatti dal degrado e dall’abbandono che la circonda. E purtroppo non è un degrado recente. È un degrado oramai divenuto antico e che, ad eccezione di pochi, come Alfredo Avella (già Presidente del Coordinamento Campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità), Antonio Folle de Il Mattino che più volte è intervenuto sull’argomento, nessuno vede e nessuno denuncia. Io che non mi rassegno a questo ed ad altri degradi, ne ho scritto più volte anche qui: http://paolomiggiano.it/blog/236-stele-della-memoria-uno-schiaffo-alla-memoria-collettiva.html (leggetelo questo approfondimento, troverete i nomi e i cognomi dei responsabili di questo degrado).

La morale del mio “ma” e di questo intervento? I monumenti alla memoria delle vittime vanno eretti. Sbaglia chi per diverse ragioni non li vorrebbe. Sbagliano anche coloro che li erigono e poi se li dimenticano e li abbandonano. Sbagliano ancora di più tutti coloro che avrebbero maggiore titolo a non farsi sfuggire certe questioni e a rivendicarne il decoro, come gli stessi familiari delle vittime innocenti, che a volte vedo protesi più alla salvaguardia della memoria selettiva, piuttosto che a quella collettiva.

E la questione pare sia sfuggita anche all’ex assessore alle politiche giovanili al comune di Napoli Alessandra Clemente (figlia di vittima innocente anche lei), che venuta a conoscenza, attraverso il mio intervento (come se nel frattempo fosse vissuta su Marte e non nelle stanze dove si guidava il comune di Napoli), del degrado del monumento, mi rispose che avrebbe provveduto immediatamente, affinché la stele della memoria riacquistasse il decoro che le era dovuto. Era il tempo della campagna elettorale e lei correva per la carica di sindaco ed avrà avuto altro da fare se le condizioni di degrado della stele sono rimaste così come le segnalavo.

Schierarsi contro le intitolazioni è sbagliato, ma è altrettanto sbagliato, per tutti, tirare per la giacca chi ha perso la vita e poi dimenticarsene.

Se quel bambino, a cui abbiamo spiegato l’importanza della memoria, dovesse chiedere perché quella piazza o quel monumento o quella stele è stata lasciata nell’abbandono, dovremo spiegargli anche che la memoria può essere “sporcata” in tanti modi.

di Paolo Miggiano